mercoledì 5 dicembre 2012

Filastrocca del cero (esercizio di dizione per ci/ce)

C'era una volta un cero
che incontrò un cerino.
Saccente, il piccolino,
si mise a criticare:
"Non hai una bella cera.
Ti serve del cerone
o forse una ceretta...
almeno un po' di cipria
per lucidarti il naso".
Il cero cincischiava.
Pensava al suo cerume
e a tutto quel ciarpame.
Non era un civettone,
le cose civettuole
non erano il suo pane.
Eppure traccheggiava:
celiava, quel citrullo
d'un piccolo cerino?
O invece gli diceva
certezze a cento e mille?
Cianciando lo circuiva
oppur lo incoraggiava?
Infine sconcertato
ma pure incapricciato
decise per l'incerto:
avrebbe ben rischiato
per diventar più bello.
Così Messer Cerino,
campione di cervello,
distesa una cerata,
saltò in cima a Sòr Cero,
gli accese le speranze
con una gran fiammata.
Ci fu un cerchio di luce.
Il cero s'incendiò.
La cera eccome c'era!
Colando dal faccione
scendeva sulla pancia.
Ce n'era tale e tanta
che un cesto se ne fece.
Perfino il ciel taceva
insieme con le cince.
I sorci stupefatti
cercavano cerotti.
Ma ormai a ceci e noci
a catinelle e fiotti
la cera si perdeva.
Del sogno di Sòr Cero,
ucciso da un cerino,
restò solo la cenere,
come la pece, nera.

2 commenti:

  1. Grazie per la visita ed il commento.
    Sto pensando di attrezzarmi per l'audio.
    Torna a trovarmi!

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