sabato 2 ottobre 2010

Esercizi di dizione (2)

In un giorno qualunque di gennaio, dodici o tredici fagiani dalle penne sgargianti se ne stavano sdraiati indugiando sul ciglio di un  fossetto gelato. Erano fagiani giganteschi. Probabilmente il peso di ciascuno raggiungeva i cinque chili; un autentico incitamento alla cottura, da parte di cuochi-cacciatori. In effetti un ingente numero di tali personaggi si aggirava per i boschi nelle vicinanze. Era un gruppo, alquanto agitato, di cuochi di nuova leva. Provenivano da una scuola di cuochi di Pergine Valsugana e si stavano godendo una vacanza-premio ottenuta cucinando alla perfezione cinquecentocinquantacinque diverse ricette a base di uova, piedi di maiale, miele e siero di latte.
Dunque, appena giunti nel luogo di villeggiatura, queste nuove leve della cucina avevano ingenuamente scommesso con il cuoco dell'albergo che li ospitava, che per tutta la vacanza avrebbero provveduto loro stessi a procacciare la cena, quando non anche il pranzo, cacciando nei dintorni, che avevano saputo doviziosi di selvaggina. Così, armati di schioppo e stivaloni ai piedi, scuotendo scomposti borracce e bandoliere, la mattina successiva all'arrivo si erano incamminati a procurare la cena... iniziata e finita col digiuno.
Ed ora eccoli lì, in quel giorno qualunque di gennaio, a rigirarsi gli schioppi tra le braccia, con una cert'aria di tragedia, soffiata fuori da pance più vuote che piene.
Procedevano a ventaglio cercando tra l'erba, scrutando tra i cespugli. Ogni tanto cincischiavano scontenti una ciocca di capelli sfuggita dal cappello mimetico, che ciascuno si era acquistato al negozio di caccia del villaggio. Erano sempre più scontrosi; qualcuno finanche scorbutico, sempre a cagione delle pance e per il fatto che non si vedeva altro in giro che cicogne, aironi, ed altri uccelli inadatti alla pentola.
D'un tratto, due cugini che procedevano appaiati (insieme alla caccia, così come in cucina) lanciarono grida di giubilo. "Ecco i fagiani! Cingiamoli d'assedio!". Urlavano a squarciagola, i due ingenui cuochi cugini. Non sapevano, tapini, che i fagiani, sia pure lentamente e alquanto pesantemente, riescono a volare, in condizioni di spavento. E per l'appunto le urla belluine li avevano spaventati e involati. Purtroppo però, le urla medesime avevano attratto una famiglia di grossi e grassi cinghiali: padre, madre e cinghialini, tutti già muniti di zanne, lucenti e alquanto taglienti e acuminate.
Caricarono tutti insieme, scuotendo vigorosamente le setolose criniere e grugnendo arrabbiati contro quei malnati incauti, che avevano sconvolto la loro quieta siesta.
Puntavano basso; pericolosamente basso...
I giovani cuochi riuscirono a malapena a girarsi, mollando schioppi e cartucciere, e a correre.
Qualcuno li ha poi visti correre ancora sulla strada per Pergine Valsugana.

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