venerdì 8 ottobre 2010

Perdersi

Perdersi sulla strada del ritorno a casa, in un giorno qualunque di inizio autunno. Sbagli una direzione. O forse ti è solo "sembrato" di sbagliare direzione. E all'improvviso ti trovi in un mondo sconosciuto. La strada corre. TU devi correre accanto ad altre automobili di sconosciuti, che guidano ignari di te, tranquilli verso una meta nota.
Non puoi fermarti. Non puoi tornare indietro. La direzione sbagliata non può essere modificata, ripensata, anche solo un attimo soppesata.
Enormi palazzi sembrano piegarsi sopra di te. Tutti uguali. Monocromatici. Già visti, nel tuo mondo, ma qui appartenenti ad un altrove alieno.
La gola si stringe. La testa si svuota. Presto farà buio. Non si vedranno  le indicazioni stradali. Forse finirà la benzina. Il cellulare sta per scaricarsi.
Panico.
No. Stiamo calmi. Ecco. Ora si può svoltare.
E invece ti riavviti  nelle anse serpentine di un centro commerciale scaturito da un sogno malvagio, pensato per risucchiarti e trattenerti fino allo sfinimento.Fino a farti dubitare di avere perduto ogni barlume di intelligenza.
Alla fine ne esci. Ma non per tua scelta. E' stato lui, il CENTRO COMMERCIALE ad espellerti.
E infatti ti ritrovi, come acqua sporca, ad andare verso uno sconosciuto depuratore.
La tua strada non è certo da questa parte. Ma almeno, ora puoi fermarti. Respirare.
Respirare a fondo, ecco cosa devi fare. Chiudere gli occhi un momento. Rilassarti. Respirare.
Inspiro. Espiro. Inspiro . Espiro.
Riapri gli occhi ed ecco che in un punto dell'orizzonte alieno compare una sorta di antenna/minareto che ti sembra di poter associare ad un percorso noto.
Dunque il maleficio del CENTRO COMMERCIALE non è stato assoluto. Hai uno spiraglio. Ti ci infili.
...La strada che ti sembrava quella buona , d'un tratto non è più una strada cittadina. Pare inoltrarsi nei campi.
Via! Tornare subito indietro. Non allontanarti ancora di più.  Non permettere al panico di ripresentarsi.
Dov'è il minareto? I cani trovano le piste naso a terra. Tu, naso in aria.
Sei di nuovo in città nel paesaggio dei grigi. Hai visto un cartello: Milano.
Dio benedica il cartello. Tu stavi USCENDO da Milano, quando è cominciato quest'incubo. Ma non importa.
Torni volentieri all'ingresso della città. Poi ti potrai fermare. Finalmente. Finalmente consultare la tua cartina.Finalmente le strade avranno un nome. Delle persone che ci camminano.
Curiosamente il grande viale veloce dove ti stanno costringendo a correre, sembra un clone di quello che avevi percorso in uscita. Quello dove a un certo punto avevi sbagliato.
Come in un sogno dove non riconosci i luoghi, tutto ti appare uguale a qualcosa di già visto. Eppure irremediabilmente diverso. Il pensiero è di quelli che mettono ansia: non sai dove sei.
Ma ancora per poco. Milano è Milano. Ci sei andata e tornata in automobile per una vita.
Infatti.
All'improvviso, così, proprio d'un tratto, riconosci il viale. Non era un clone. Era proprio lui.
Una stanza al buio. Era stato fino a un attimo fa, una stanza al buio. D'un tratto qualcuno ha acceso la luce e tu l'hai riconosciuta.
Che sollievo. Che paura. Che rabbia.Ma come è potuto succedere.
Ora ti fermi. Telefoni. Ridi (" Ma pensa cosa mi è capitato..."). Un po' ti vergogni. Rimetti in moto. Fai inversione. E ti rimetti sul viale che per anni ti ha riportata sulla strada di casa.
Veloci. Veloci. Veloci.
Tutti hanno voglia di casa.
......................................
Non ci posso credere.
Hai sbagliato di nuovo.
Nello stesso punto di prima.
Ora però riesci ad evitare di avvitarti all'interno del Malefico.
Torni subito sul viale...direzione Milano.
E' un incubo. Una puntata di "Ai confini della realtà" dove la protagonista si perde per sempre in un'altra dimensione e continua a girare in tondo, in luoghi sempre più deserti e senza vita.
Ti sembra che i colori stiano lasciando i luoghi che attraversi.
Stai precipitando in un mondo in bianco e nero.
Di nuovo il panico. La paura che ti aliena l'orizzonte. Un sentimento di estraniamento. Di solitudine. Di impossibilità a modificare quel che sta accadendo. Una frustrazione gelida ti annichilisce.
............
BASTA!
Stringi i denti.
Senti come scricchiolano?
E' reale , no?
E dunque.
Sai che A SINISTRA di questa strada ce n'è un'altra che può riportarti a casa. Devi solo aspettare di poter svoltare.
Ecco. Il prossimo semaforo ha il segnale di freccia a sinistra. VAI!!!
Di colpo si scioglie il grumo sassoso che ti stava opprimendo il petto .
Fermati. Lascia attraversare questa mamma con la carrozzina.
C'è vita, finalmente. Ci sono persone. Ci sono COLORI!
Sai che la strada è quella giusta. Ma ugualmente accosti accanto ad un passante. Gli chiedi l'informazione soltanto per il gusto di sentirti dire che: "Certo, per di qua. E ci arriva dritta". Ed è una voce vera. I COLORI sono veri. Ci sono alberi. Giardini. Negozi. Bambini che giocano.
Tu, ti senti come una bimba sperduta. Come la bambina che amava Tom Gordon. E quanto in gamba è stata, ad uscire da quella immane foresta.
Tu, bimba sperduta, hai dubitato di farcela.
Tu non avevi un Tom Gordon, ma nemmeno ti eri persa nella più grande foresta d'America.
Ora puoi sorridere.
Potrai raccontarla come fosse un aneddoto. Una storiella divertente.
Rideranno della tua disattenzione. Forse a Natale qualcuno ti regalerà quell'oggetto che detesti: il navigatore.
Ma tu saprai sempre.
Nel tuo ricordo non riderai dell'incubo in bianco e nero in cui avevi smarrito la strada della tua casa.

2 commenti:

  1. Quanto conosco questa sensazione... Ma non avrei pensato che ci fossero parole per renderla così viva, e così vivida.

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    1. Condivido la tua stessa opinione Isabella

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