sabato 26 gennaio 2013

Il vecchio signore

E' un signore attempato. Difficile dargli un'età. Tutto bianco, di quel  bianco denso e  luminoso dei biondi. Ogni giorno, accompagnato, fa una passeggiata in campagna. Il passo è spesso incerto. Malferma l'andatura. A volte zoppica e si ferma incapace di proseguire. Allora bisogna attendere che il dolore, quel dolore che da anni lo perseguita, nei piedi, tra le dita che arrivano a sanguinare, passi. Almeno un  poco.
Talvolta,in certe mattine luminose, si rianima, come se l'aria chiara, non importa di quale stagione, gli restituisse baldanza e vigore.
Allora il passo s'accende, la pappagorgia tremula ondeggia sotto il mento levato alto. Il vecchio signore trotterella veloce e respira a pieni polmoni la luce. Si guarda intorno. Sembra si espanda ad ogni respiro, mentre l'espressione si fa via via  fanciullesca. Va avanti. Non vuol tornare. Andrebbe ancora e ancora, sempre avanti. Diventa difficile trattenerlo.
Poi, al ritorno, paga il passato ardimento nel ritrovato dolore dei passi grevi.
In casa  si butta di schianto sui cuscini del riposo.
Non muove più un muscolo. Solo gli occhi, scuri, dolci, attenti, continuano a seguire i gesti di chi lo accudisce.
Alla fine il sonno lo vince. Il sogno lo conquista rapido. Mugola, borbotta, agita scomposto le membra. Se lo svegli ti guarda stranito: non sa più chi sei. Non sa più chi è.
Chissà cosa sognava, lui che proviene da una schiatta indomita avvezza ai rigori polari, alle banchise, all'acqua gelida. Lui non ha mai amato l'acqua. Nemmeno quella tiepida delle piscine. Nel suo passato in molti hanno tentato : " Prova! " gli dicevano blandendolo. Macché. Fiato sprecato. Lui è sempre rimasto fisso nel suo ostinato rifiuto, a dispetto degli antenati. Forse colpa di un lontano incidente: quand'era piccolo correva lungo un fosso, quando all'improvviso la riva scivolosa lo aveva fatto precipitare nell'acqua.
Era stato un piccolo precipizio per una piccola quantità d'acqua.
Lo spavento tuttavia era stato enorme. Paralizzante. Per qualche minuto era restato coi piedi a mollo in quella ridicola pozza, tremante, stravolto, incapace di qualsiasi movimento e sordo ad ogni incoraggiamento.
Avevano dovuto trarlo a forza dal fango e da allora: mai più. Acqua, mai più. E ridessero pure gli eroi di famiglia, salvatori di annegandi.
Gli eroismi non hanno mai fatto parte dei tuoi orizzonti, caro il mio vecchio signore, che non sopporti neanche una pioggerella estiva,che anche una brezza leggera ti mette in allarme.
A te piace startene pacifico in casa,in famiglia. Ti piace avere persone da amare.
Questa sarebbe la medaglia giusta per te: quella dell'amore.
E' così bello guardarti , vecchio dolce signore. Nio.  "Nio!"
"NIO!"
Devo urlare per farmi sentire. Sei diventato sordo, caro il mio cagnone.
Hai ancora la faccia del cucciolo, ma fatichi ad alzarti. Vorresti lasciarti travolgere dal gioco, ma non sempre ce la fai. E quando dormi e io ti chiamo e tardi a rispondermi, ho paura.
Non voglio pensarci.
Non voglio pensarci, ma verrà il giorno che ti chiameremo e non risponderai.

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